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Unborn Paperback – 17 settembre 2020
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa230 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreAcheron Books
- Data di pubblicazione17 settembre 2020
- Dimensioni21.5 x 2.7 x 15 cm
- ISBN-108832198398
- ISBN-13978-8832198393
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Dettagli prodotto
- Editore : Acheron Books (17 settembre 2020)
- Lingua : Italiano
- Paperback : 230 pagine
- ISBN-10 : 8832198398
- ISBN-13 : 978-8832198393
- Peso articolo : 420 g
- Dimensioni : 21.5 x 2.7 x 15 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 124,770 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 2,308 in Horror (Libri)
- Recensioni dei clienti:
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Una città abbandonata. Un agglomerato ormai disabitato, fantasma e spettrale come le propaggini di nebbia simili a lunghe dita scheletriche che carpiscono il buio. Fabrizio lo stupido e Ruzz, capo indiscusso, si trovano in un appartamento disabitato come tutto il resto. Il luogo è il nascondiglio e il centro operativo per preparare la droga leggera... ma qualcosa va storto!
Tanta, troppa gente, si ritrova all’improvviso a contemplare il minaccioso campanile. Sbucati dal nulla, travolgeranno i due fuggiaschi nella stessa direzione della marcia, attirati dall’unica campana che scandisce macabri rintocchi.
Questo è l’accattivante inizio, dove sin dalle prime pagine, regna un’atmosfera di disagio spessa quanto la nebbia ed essere catapultati direttamente nell’intreccio narrativo è un attimo, come uno dei rintocchi del campanile.
[Nel Dettaglio]
Suddiviso in atti dal numero perfetto, 3 per la precisione, il romanzo si suddivide in: La Bibbia, Il Richiamo e L’Incubatrice.
Libreria Antiquaria, Casale Monferrato. Il proprietario, Sig. Renzo Fossano, riceve una telefonata da Nicola Mameli che gli propone di raggiungerlo a Robbia nei pressi di Valenza, presso il suo vecchio esercizio, per valutare dei libri antichi da potergli rivendere.
Lorenzo rimane attirato da una Bibbia in latino e da alcuni vecchi blocchi scritti di pugno dal proprietario dei libri. Acquista i due scatolini per pochi spiccioli e si propone di controllarne il contenuto una volta tornato al negozio.
Appena si appresta a dare un’occhiata, dopo pochi minuti, squilla il cellulare e la comparsa del nome del chiamante, lo pone in imbarazzo. Raffaella o Raffa, medico presso l’ospedale di Santo Spirito di Casale Monferrato e sua ex, lo informa di un piccolo incidente in cui è rimasta coinvolta sua madre.
Da quel momento in poi, tutto precipita in una serie di eventi apparentemente scollegati ma che si scopriranno intrecciati al ritrovamento della particolare Bibbia.
Non ci vuole molto a capire che ci troviamo al cospetto della più importante e rappresentativa opera dell’Autore, almeno per quanto letto finora della sua bibliografia.
Come sempre, in queste occasioni, non posso esimermi dal sottolineare quanto l’ambientazione dello scenario folkloristico italiano, si presti alla perfezione per lo sviluppo di storie di “genere”, prima rigorosamente relegate all’ambientazione d’Oltreoceano, con il risultato, a volte, di dipingere in malo modo uno scenario lontano ed estraneo, che con tuta probabilità non si conosce nemmeno quanto basta per poterlo descrivere decentemente: ma questa è solo una mia soggettiva opinione. In questo contesto, l’Autore già conosciuto per il suo lavoro tipicamente “nostrano” incentrato sul Piemonte, ad oggi firma il suo capolavoro.
La scrittura fluida supporta alla perfezione l’ottimo intreccio narrativo. Il romanzo si legge tutto di un fiato ed è impreziosito dalla buona caratterizzazione dei personaggi. Tutti elementi che si fondono insieme per sviluppare una storia misteriosa che affonda le sue radici negli “evergreen” della letteratura di “genere”, in questo caso, addirittura e con le dovute diversità, con due degli esponenti più importanti che si riflettono come in uno specchio diversificando passato e presente. Da una parte trae origine dal Solitario di Providence, e dall’altra introduce un noto Autore citando la sua professione e facendolo diventare parte integrante dell’intreccio narrativo. Come per incanto, l’apprezzata citazione cui mi riferisco, riguarda un libro dal titolo “Leggende e Realtà Nascoste del Piemonte e dell’Alessandrino”. Volume recuperato dal Mameli, che porta la firma di Danilo Arona: ma il richiamo non rimarrà unico e isolato.
Infatti, come per magia, apparare nell’intreccio narrativo in carta e inchiostro, quello che potremmo definire uno strano “Virgilio” che tramite un suo articolo, instraderà e informerà Renzo di un altrettanto particolare “Inferno”. E la scelta in questione, non poteva essere diversa. Anche perché è risaputo che di certe sparizioni, Danilo Arona ne sa una più del Diavolo o di un certo metaforico Drago... che da inizio a una ben nota trilogia.
E giusto per essere onesti o per citare un “classico” cliché, ricordando che un Autore scrive di quello che conosce: il personaggio di Renzo Fossano, assomiglia sempre più con il progredire della lettura, a un certo Christian Sartirana.
Ritornando sui passi dell’intreccio narrativo, le tristi ali del “destino” di Renzo, sono parte integrante di tutti i tasselli che andranno a mostrarsi in successione, componendo un particolare e agghiacciante disegno che lo lega a sua insaputa sin dalla nascita, agli eventi odierni che precipitano nel nero futuro.
L’epicentro dell’intrigo è Robbia, ed è tratteggiata sommariamente quasi quanto il suo stato di rovina e i pochi dettagli rafforzano la desolazione e la visuale cittadina che si crea nella mente del lettore, insieme alla coltre che avvolge il centro disabitato. L’intreccio narrativo è sostenuto da una presente ansia sottile che avvolge tutto il romanzo anche quando non accade nulla di rilevante. Si avverte una certa atemporalità ricercata come “pathos” che fa fremere d’interesse la narrazione, arricchita da una macabra esplorazione che ricorda l’avventura, mista alle sospensioni invisibili di chi guarda, attende e aspetta, e cucita insieme da un orrore cosmico perfettamente delineato da far venire i brividi.
La realtà si disgrega e assume i connotati di una parallela ma temibile e terribile, in cui gli incubi diventano reali sostituendosi alla normalità vissuta, facendo cadere i veli della rassicurante “finzione quotidiana” dipinta come unica, contemplandone una che profuma di orrore cosmico, dettata come ispirazione, sebbene rielaborata e del tutto originale, dal delirante Pantheon di Lovecraft dove risiedono i Grandi Antichi.
Tutto precipita vertiginosamente in mezzo alla melma nera, densa e fumante in cui si agitano creature umane, rese degli abomini di un unico corrotto insieme fino al finale aperto, come una bocca sdentata, una vagina slabbrata, incapace di contenere l’orrore cosmico.
Concretamente uno dei migliori romanzi di quest’anno!
CONSIGLIATO!
Tutto ha inizio con il ritrovamento di una bibbia apocrifa che porta i protagonisti, Lorenzo e il professor Magagna, a volerne sapere di più, e naturalmente più si addentrano nelle ricerche, più si rendono conto che quel testo celi un mistero, o meglio, una realtà rimasta sopita per anni, in attesa di qualcosa o qualcuno…
Tra sparizioni inspiegabili, una cittadina abbandonata, problemi di alcolismo, trance mistiche, creature agghiaccianti e profezie di una setta oscura, la lettura è estremamente scorrevole e alcune scene sono descritte in maniera egregia, in grado di trasmettere la giusta quantità di tensione e raccapriccio in funzione di ciò che accadrà più tardi (menzione speciale alla casa della madre di Lorenzo 😱).
Se dovessi fare un appunto sarebbe solamente per il finale, forse un po’ frettoloso: si capisce quello che succede ma avrei preferito una visione un po’ più completa della situazione.
Inoltre amo quando ad un certo punto del libro capisci il motivo dell’illustrazione in copertina, rende il tutto terribilmente reale 🖤
Sicuramente non un romanzo per tutti ma ultra consigliato agli amanti del genere e ulteriore conferma che gli autori italiani emergenti hanno tanto da dare!!
Ho finito Unborn alle 3 di notte. E' vero quando dicono che gli horror si leggono al buio ma è anche vero che Unborn è stato capace di turbarmi a qualsiasi ora del giorno e della notte.
La prima cosa da dire è che @christian__sartirana autore del romanzo ha una scrittura originale, che lo rende riconoscibile nell'immediato e questo è importante: sboccato in alcuni punti ma senza eccessi, diretto e potente come uno schiaffo che ti riveglia dal torpore in cui ormai siamo soliti vivere le nostre vite.
La storia è semplice: Lorenzo è un antiquario che si imbatte per lavoro in una Bibbia apocrifa, misteriosa e con un segreto che lo coinvolge in prima persona. A fare da cornice, una brulicante nebbia che avvolge la cittadina abbandonata di Robbia, nel piemontese che nelle sue viscere cova il seme del male e dell'inizio della fine dell'uomo come lo conosciamo noi.
Ciò che salta subito all'occhio è la potenza evocativa del romanzo, Unborn regala esperienze sensoriali fortissime: tatto, vista, udito, odorato, gusto i sensi sono tutti coinvolti senza riserve. Passiamo dal suono delle campane, al puzzo nauseabondo delle masse materiche e dei liquami che scorrono nel sottosuolo corrotto, dal viscidume putrido dei coltivatori al sapore inebriante dell'alcool - la dipendenza da cui Lorenzo non riesce a liberarsi e in cui si rifugia per scappare da una famiglia asfissiante e da una madre in preda a deliri psicotici; e infine la tricromia che per me ha caratterizzato tutta l'opera, nero, grigio e rosso sangue.
Il titolo, Unborn, fa riferimento a qualcosa che ancora non è, che sta crescendo e che aspetta l'ultimo tassello del puzzle per venire alla luce con una esplosione brutale. Bellissimi i riferimenti a Lovecraf ma non da meno i richiami che ho trovato con Resident Evil, Silent Hill, The Mist e Visconti con il suo La terra trema. Chi legge manga capirà bene che se parlo di massa materica mi viene in mente Tokyo Ghoul, Ken Kaneki è un po' come Lorenzo e Robbia è la sua forma Dragon.
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