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Il solo modo per dirsi addio - Simon Stranger - copertina
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solo modo per dirsi addio

Descrizione


Che cosa spinge il timido figlio di un calzolaio a diventare un carnefice nazista? Perché i discendenti di una delle sue vittime si trasferiscono proprio nella casa dove lui torturava? Simon Stranger ripercorre i destini incrociati di cinque generazioni di una famiglia ebrea e di uno dei piú spietati criminali della storia norvegese.

In una strada di Trondheim, Simon Stranger si inginocchia per raccontare al figlio che secondo la tradizione ebraica una persona muore due volte: prima quando il suo cuore smette di battere, poi quando il suo nome viene letto, pensato o detto per l'ultima volta. Davanti a loro c'è la pietra d'inciampo di Hirsch Komissar, il trisnonno del ragazzo che nel 1942 fu deportato e assassinato dai nazisti. Il colpevole della morte di Komissar fu uno dei piú vili traditori della Norvegia: Henry Oliver Rinnan, un collaboratore della Gestapo che stabilí il suo quartier generale in una casa di periferia di Trondheim e trasformò la cantina in una camera di tortura per i dissidenti. La stessa casa in cui i nipoti di Hirsch tornano a vivere dopo la caduta del Terzo Reich. A partire da questo insolito scherzo del destino, Stranger costruisce un romanzo toccante sulla volontà di esorcizzare il dolore e sul tentativo di mantenere in vita i nomi di coloro che si sono persi.

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Dettagli

2021
26 gennaio 2021
336 p., Brossura
9788806243326

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ross
Recensioni: 2/5
il solo modo per dirsi addio

argomento molto coinvolgente peccato che scritto in modo disordinato

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Laura
Recensioni: 4/5

La storia di una famiglia norvegese di origini russo-ebraiche vittima dell'occupazione nazista, ma ben decisa a ricostruirsi un futuro, nonostante tutto. Molto toccante, molto profondo, scritto con mano sapiente da un autore che ci porta a respirare lo stesso malessere esistenziale di buoni e cattivi. Destabilizzante, ma molto significativo.

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Luciano
Recensioni: 4/5

Una lettura intensa, uno stile che cattura l'attenzione e una storia che, sinceramente, fa tremare la terra sotto i piedi per via degli intrecci che narra…

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Voce della critica

Ebrei in Norvegia. 1942, prima e dopo. Nel 2021 Simon ha 45 anni ed è sposato con Rikke, nipote di Gerson, a sua volta figlio dell’ebreo Hirsh Komissar. Hirsh era nato nel 1887 in Russia, laureato in Ingegneria con studi internazionali, buon conoscitore di almeno cinque lingue; il 12 gennaio 1942 fu arrestato dai nazisti a Trondheim, dove con la moglie Marie vivevano da proprietari gestori del bel negozio d’abbigliamento Mode Paris-Wein, genitori di tre adolescenti (Lillemor e Jacob, oltre a Gerson); incarcerato a Falstad venne trucidato per rappresaglia il successivo 7 ottobre.

La Gestapo ricevette una soffiata sul cognato, che semplicemente ascoltava la Bbc, vietato. Non si saprà mai da chi e perché, anche se furono tanti a pagarne le conseguenze. A quel tempo già operava una banda di norvegesi filonazisti diretta dall’insulso Henry Oliver Rinnan, originario di Levanger, infiltrato e spia, bassissimo e complessato, conturbante e feroce; da fine estate 1943 poi con base in una incantevole villa in cima a un declivio non lontano dal centro storico di Trondheim, al 46 di Jonsvannsveien, famigerata per omicidi, torture e festini con la svastica. I suoceri di Simon conoscono il posto: Grete, la madre di Rikke, vi è nata e vissuta fino all’età di sette anni insieme alla sorellona Jannicke, i genitori Gerson ed Ellen vi si erano voluti trasferire da Oslo per aiutare l’anziana vedova Marie Komissar. Proprio lì! Tutto ciò sono fatti reali, nel 2018 raccontati e integrati in Il solo modo per dirsi addio (344 pagine, 18,50 euro) uno splendido romanzo d’esordio da Simon Stranger (tradotto da Alessandro Storti per Einaudi Stile Libero), venuto a conoscenza casualmente di alcuni intrecci, capace di raccogliere testimonianze o appunti e di compiere pluriennali ricerche d’archivio o sul campo, dotato di un eccelso stile narrativo per colmare i vuoti storici o biografici con dialoghi efficaci, ricostruzioni linde toccanti verosimili, invenzioni o soluzioni letterarie coinvolgenti e azzeccate.

Il bravissimo scrittore Simon Stranger (Oslo, 1976), non credente, narra in prima persona e si rivolge con il tu a Hirsh, trisavolo ebreo dei figli, lasciando la terza persona (sempre al presente) per tutti i tanti altri personaggi storici. Parte da un elemento proprio della tradizione ebraica, noi individui sapiens moriremmo due volte: prima quando cessiamo di vivere fisicamente, dopo quando il nostro nome viene pronunciato, letto o pensato per l’ultima volta. Per questo si è cominciato a posizionare in diverse città d’Europa le cosiddette pietre d’inciampo, lapidi artistiche con incisi i nomi degli ebrei uccisi dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, incorporate nei selciati davanti alle case in cui abitavano con la loro famiglia. Ne esistono meno di centomila, ne mancano quasi sei milioni. Hirsh ne ha una. Simon ci va con la sua famiglia, la moglie e i due figli, e prova a riflettere sui pensieri di Hirsh nei duri mesi di prigionia, sulle esistenze parallele e successive dei suoi cari e discendenti, sulla biografia incrociata del pessimo Rinnan, figlio di calzolaio: come Henry sia potuto diventare Lola, nome in codice del traditore e carnefice, per quanto alla fine fosse riuscito a bruciare carte e a cancellare molte tracce.

La villa signorile costituisce lo spunto del testo e il denominatore comune di tutte le storie ivi contenute. Non sono narrate in ordine cronologico, il bell’espediente letterario dell’autore è mettere centinaia di parole, luoghi ed espressioni in ordine alfabetico, una dopo l’altra con la trentina di capitoli coincidenti con le lettere iniziali: A come anklagen/accusa, avhøret/interrogatorio, arrestajonen/arresto (queste solo citate), alt/tutto (questo diffusamente trattato per oltre una decina di pagine “come” tutto ciò che deve sparire e scivolare nell’oblio), e via via continuando fino a Z, Æ, Ø, Å; poeticamente e storicamente, inglobando più generi e più strumenti espressivi. Varie lettere e parole sono destinate a memorizzare le secolari persecuzioni del popolo ebraico. Segnalo gli eroici gratuiti salvataggi del gruppo Carl Fredriksens Transport, verso la Svezia. Segnalo pure le bianche pasticche tedesche di Pervitina, energizzanti e inebrianti creando dipendenza. Liquori vari, molto Porto nelle case di benestanti. Jazz amato nella famiglia di Gerson ed Ellen (che poi, comunque, divorziarono), Marie suonava Chopin e Mozart al pianoforte.

Recensione di Valerio Calzolaio

 

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