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La città di ottone Copertina rigida – 16 giugno 2020
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa528 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreMondadori
- Data di pubblicazione16 giugno 2020
- Dimensioni17.6 x 4.7 x 24 cm
- ISBN-10880472370X
- ISBN-13978-8804723707
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Dettagli prodotto
- Editore : Mondadori (16 giugno 2020)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 528 pagine
- ISBN-10 : 880472370X
- ISBN-13 : 978-8804723707
- Peso articolo : 960 g
- Dimensioni : 17.6 x 4.7 x 24 cm
- Recensioni dei clienti:
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La città di ottone, #cityofbrass, primo libro della trilogia scritta da S.A. Chakraborty, ci trasporta in un paese ricco di mistero, leggende e magia. Veniamo riportati con la mente ad Aladin ed è come se l'autrice volesse toglierci la benda dagli occhi per farci assistere ad una versione diversa della storia, quasi più realistica. L'ambientazione é descritta così bene che a un certo punto ti sembra di aver sempre saputo come è la realtà a Daevabad e dintorni. Certamente ha aiutato il lavoro minuzioso di word building, che se in parte rallenta la narrazione dall'altra permette di conoscere appieno una realtà a noi culturalmente lontana. Punto di forza sta nella caratterizzazione dei personaggi, a volte quasi stereotipati, ma solo in apparenza. L'evoluzione personale di ognuno é evidente, tant'è che quando si crede di aver inquadrato qualcuno eccolo che cambia, evolve e ci scombina le carte in tavola. Insieme a Nahri scopriamo un mondo nuovo, ce ne innamoriamo e poi iniziamo a scorgere le crepe nel sogno, ma soprattutto insieme a lei cerchiamo avidamente la verità.
Voto: assolutamente 5
É innegabile, l'ho trovato un libro completo, anche dove la narrazione poteva risultare un po' pesante é riuscito a tenermi incollata. Ora ho bisogno del resto della trilogia!
Grazie @oscarvault per avermi dato questa opportunità! Semplicemente meraviglioso! Leggetelo!
La scrittrice riesce a farti vivere le emozioni dei vari personaggi.
Unica grande pecca è forse la traduzione: primo elemento su tutti quando si parla di Solimano in realtà l'autrice intende Salomone e poi in alcune parti ho fatto un po' fatica a capire di cosa si parlasse proprio per una traduzione errata
La storia e l’ambientazione di questo libro sono una ventata d’aria fresca, uno sguardo su una cultura che non conosco bene, ma di cui vorrei sapere di più.
La Città di Ottone, primo volume della trilogia, è più o meno una presentazione del luogo e dei personaggi, una sorta di base per la storia che si andrà a costruire, quindi non è piena di colpi di scena o di svolte epocali, ma è valida per permettere al lettore di addentrarsi nel mondo sconosciuto e affascinante creato dall’autrice. Alcune volte vengono dati per scontati termini e parole della cultura egiziana e araba, che non tutti conoscono, ma è stato creato un glossario utilissimo a fine libro, quindi il problema è risolto in partenza.
Lo stile è meraviglioso, le vie del Cairo e di Daevabad, che sono descritte con tutti i dovuti dettagli, ti fanno quasi respirare l’aria, la sabbia e la magia di quei luoghi. I Jinn prendono vita, le loro tribú, le loro diversità e la loro cultura vivono con loro. Sono misteriosi, e sono interessanti, esseri potenti che in fondo vivono come qualunque altro essere umano, ma con la magia intorno e dentro di loro. La religione é una parte importante della cultura di Daevabad, e dei Daeva, quindi é dovutamente analizzata, anche se mantiene, per ora, dei punti ancora oscuri; lo stesso vale per gli schiavi, maledetti dagli Ifrit, e per la magia dei Jinn. Questi elementi sono ancora molto misteriosi, e non vedo l’ora di saperne di piú. Fra intrighi, guerre, misteri e tradimenti, Nahri scopre le sue origini, e un mondo che credeva facesse parte solo delle leggende. Ma non solo; la condizione delle donne, in quell’epoca e in quei luoghi, viene spesso tirata in ballo, e Nahri dimostra di non voler stare al gioco, di desiderare una libertà destinata più agli uomini che alle donne, e di potersela prendere. Punto a favore per lei e per il romanzo stesso.
La protagonista è da una parte la normale protagonista YA, povera, un po’ selvatica e che attira un belloccio quasi per caso, ma dall’altra è una donna disposta a tutto pur di sopravvivere, e capacissima di farlo con le sue sole forze. Il suo potere non é un qualcosa di sconosciuto per lei, cosí come non é nemmeno il tipico potere, e non ha, per ora, quel destino ineluttabile per cui salverà il mondo. Esce dagli stereotipi, e lo fa’ a modo suo
A me questo libro è piaciuto, mi è piaciuto davvero, sia per gli argomenti, tra cui figurano anche razzismo e politiche non proprio favorevoli per le minoranze dei Jinn, che per la storia in sè, che di sicuro riserverà molte sorprese in futuro, ma ci sono alcune cose che mia hanno fatto storcere un po’ il naso.
I personaggi, i dannatissimi personaggi.
Nahri l’ho adorata dall’inizio, ma da metà libro in poi sembra rimpicciolire, perdere parti di se stessa, regredendo.
In piú ho faticato abbastanza ad affezionarmi alle due controparti maschili, Ali e Dara, e in generale non ho provato un forte legame emotivo con la parte di storia in cui era coinvolto Dara. Questo mi capita quando non è dato abbastanza spazio alla caratterizzazione, o la caratterizzazione stessa è stereotipata. Quei due faticano ad acquistare una forma e quindi anche i legami che Nahri stringe con loro risultano istantanei e legnosi.
Causa di questi legami inverosimili penso sia stato il voler correre un po’ troppo in certe parti, dove vengono saltate, per esempio, settimane del viaggio di Nahri e Dara, o momenti in cui Ali si districava fra gli intrighi di palazzo. In quei pezzi di storia perduti, che possono apparire superflui ma che in verità danno corpo a luoghi, eventi e personaggi, l’autrice poteva costruire meglio i suoi personaggi, e creare dei legami molto più forti, dando, tanto per fare un esempio, un senso a cio’ che nasce tra Nahri e Dara(insta-love a dir poco inverosimile, basato sul nulla totale)
Ali, comunque, grazie al cielo verso fine libro acquista un’anima. Di sicuro il principe ha avuto piú spazio, e bene o male è riuscito a crescere, almeno un poco. La sua gentilezza e la sua morale hanno aiutato molto, rendendomelo anche simpatico alla fine.
Dara invece nemmeno quello. Tizio violento e taciturno, con doppia personalità, scatti di rabbia e comportamenti per cui lo impiccherei ogni secondo, il tutto giustificato da “eh ma era uno schiavo, poverino”. Questa giustificazione funziona solo se il personaggio si evolve, e con lui non accade. Piatto e prevedibile dall’inizio alla fine.
Tolti questi inconvenienti il libro rimane comunque godibile, ben scritto e dalla trama e ben costruita. Il mondo creato é intrigante, e alla fine dei conti l’autrice é riuscita a conquistarmi quanto basta da voler leggere il seguito il prima possibile, sperando che questi difetti svaniscano (in piú la strizzata d’occhio finale all’LGBT+ potrebbe essere un argomento stupendo da inserire nel contesto della serie. Spero venga sviluppato bene)
No romance, no triangolo amoroso, no pippe mentali della protagonista