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L'ultimo cavaliere. La torre nera (Vol. 1) Copertina flessibile – 13 giugno 2017
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa223 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni13.9 x 2.2 x 21.6 cm
- EditoreSperling & Kupfer
- Data di pubblicazione13 giugno 2017
- ISBN-108868363666
- ISBN-13978-8868363666
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Descrizione prodotto
Dalla seconda/terza di copertina
Dalla quarta di copertina
Dettagli prodotto
- Editore : Sperling & Kupfer (13 giugno 2017)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 223 pagine
- ISBN-10 : 8868363666
- ISBN-13 : 978-8868363666
- Peso articolo : 260 g
- Dimensioni : 13.9 x 2.2 x 21.6 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 13,670 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 190 in Dark fantasy
- n. 708 in Fantasy (Libri)
- Recensioni dei clienti:
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Si potrebbe parlare a lungo della storia editoriale, in alcuni periodi travagliata, della serie La Torre nera. Servirebbero centinaia di pagine per sviscerare la lunga trama, commentarla, criticarla. Divertirsi qua e là ad ipotizzare cambiamenti potenzialmente migliorativi. Forse servirebbero centinaia di pagine solo per descrivere al meglio ognuno dei personaggi principali. Così complessi e completi e maturi e realmente, letteralmente cresciuti, maturati, cambiati, evoluti, nell’arco di trent’anni. Un lungo periodo durante il quale ogni essere vivente cambia aspetto fisico e caratteriale, senza quasi accorgersene. Viene da domandarsi se S. King abbia programmato la crescita dei personaggi di La torre nera durante la loro lunga vita narrativa o invece, ad un certo punto, se ne sia semplicemente accorto, meravigliandosi con una nota di malinconia magari, come succede quando ti rendi conto che gli atteggiamenti infantili dei tuoi bambini stanno lasciando il posto a comportamenti più adulti. Ci vorrebbero centinaia di pagine, ma non dedicherò nemmeno una riga a parlare della storia, o dei personaggi, o dello stile, o del genere, così diverso dal King al quale siamo abituati. Neanche un accenno. Neanche il nome del protagonista. Quindi tranquilli, perché anche se questa recensione comprende tutta la serie, non c’è l’ombra di uno spoiler.
Di ombre, però, c’è ne sono un bel po’. Alcune inquietanti, altre soavi e rigeneranti, ma tutte prodotte dalla schermatura di un corpo, la storia, nei confronti di una luce, l’ispirazione, abbagliante come il sole stesso, come mille soli, come gli infiniti soli del multi verso di “La Torre nera”.
Luce e ombra. Ispirazione e opera. Genio visionario e scoperta, in bilico tra la scienza e la fantascienza, tra l’intuizione e la logica, tra la verosimiglianza narrativa e la coerenza metafisica. Un inseguimento senza fine perché fatto dall’alternanza dei ruoli, la preda si scopre cacciatore ad ogni svolta e viceversa il cacciatore comprende di non aver nessun potere sulla preda che insegue, tutt’altro, meglio fuggire per non essere divorati.
È di questo che parla la Torre nera, del rapporto tra ispirazione e opera. Niente di nuovo, se non fosse per l'eretica insinuazione appena sussurrata prima e urlata poi, che tutto è maledettamente reale. Parlo della Torre nera, non avete capito male, parlo delle altre storie di King, e di quelle partorire dalla fantasia di tutti gli scrittori, e anche di quelli che non scrivono. Anche le storie raccontate per gioco attorno ad un falò sulla spiaggia. È tutto vero? La fantasia è una finestra aperta sugli universi paralleli? Su altre dimensioni, o mondi, o realtà? L’ispirazione è un’antenna sensibile alle tracce lasciate dalla vita di altre persone, o creature che vivono o che sono vissute in altri mondi, galassie, universi, dimensioni? O forse nella fantasia si nasconde, come un bambino dispettoso e giocherellone, l’onnipotenza di Dio che si diverte a creare tutto ciò che nasce da un ispirazione artistica. Noi pensiamo di realizzare un opera, ma in realtà ad ogni parola, ad ogni pennellata, ogni volta che l’essere umano materializza la propria fantasia, eventi di portata inimmaginabile danno vita ad interi universi.
Non è facile, né sano crederci, è da pazzi! Ma un genio visionario come quello di Stephen King, come si spiega l’ispirazione? Come armonizza il concetto di creatività con quello di creazione? Qual è il suo pensiero universale?
Sto guardando questo punto della mia recensione da un po’. Ho un fiume di parole che vorrei scrivere, ispirate dalle tante vicende raccontate nei libri di “La torre nera” che in qualche modo confermano la tesi di cui sopra. Non scriverò niente però, non potrei farlo senza fare spoiler.
Concludo dicendo che non pretendo di aver compreso il pensiero universale di King, dico che la Torre nera è il viaggio nel suo pensiero universale. Il tentativo di un genio della fantasia, di dare forma narrativa alla propria visione del tutto partendo dall’assoluto che dietro l’ispirazione si nasconde un qualche fottuto, enorme mistero.
“Che cosa c’era al centro dell’universo? Quale uomo (o ragazzo) poteva evitare di fare ipotesi, una volta che si fosse posto un tale interrogativo, e desiderare di vedere con i propri occhi? Anche se guardare lo avesse fatto impazzire...”
Inizialmente si ha l'impressione di aver iniziato dal libro sbagliato, tante sono le informazioni mancanti che confondono fin dalle prime pagine, si ha un senso di smarrimento tale da rendere perfino difficile capire quello che sta accadendo. È una sensazione costante, molto forte all'inizio ma che va sempre più a scemare con la lettura, visto che con vari flashback e descrizioni a poco a poco creano lo strano mondo e la storia di Roland.
Il libro mi è piaciuto molto, ma quello che ho trovato abbastanza fastidioso è l'abuso di aggettivi, sono veramente troppi, esagerati, dispersivi e in un certo senso perfino smielati. Ad ogni descrizione di oggetto, persona, situazione, sensazione, panorama, profumo ecc. ci sono sempre almeno tre o quattro aggettivi che rendono la lettura quasi forzata. Sembrano dei riempitivi usati per raggiungere un numero determinato di pagine, come se un bambino a scuola non sapesse cosa altro scrivere nel suo tema per raggiungere le due pagine. Se si togliessero tutti gli aggettivi inutili si avrebbero praticamente dieci pagine in meno...
Tralasciando questo fastidioso ma sopportabile aspetto il libro è molto bello e presenta una storia e un mondo che ti spinge a leggere sempre di più, anche solo per capire cosa significhino le strane parole che ogni tanto vengono fuori
La storia narra, infatti, di un mondo futuro che, dopo una grande catastrofe che lo ha sconvolto, è ritornato ad una dimensione simile al Far West, con ampie zone desertiche, pochi insediamenti urbani e assenza di tecnologia.
In questo mondo così affascinante, cupo e misterioso, esiste un ordine cavalleresco di cui il protagonista del romanzo, Roland di Gilead, è l’ultimo sopravvissuto e l’unico in grado di trovare la leggendaria Torre Nera.
Nel primo libro seguiamo, dunque, il pellegrinaggio di Roland per le terre desolate del suo mondo e l’inseguimento/scontro con l’Uomo in nero, un enigmatico nemico simbolo del Male stesso.
Le premesse per un fantasy epico ci sono tutte: ambientazioni western, un protagonista che ricorda Clint Eastwood, una torre da trovare e l’eterno scontro tra Bene e Male; ma purtroppo questo primo libro non funziona.
Ho trovato la narrazione di King molto acerba, nonostante io abbia letto l’ultima versione rivisitata. Il mondo non appare sempre chiaro, inoltre le troppe informazioni e la commistione di più generi rendono la storia confusionaria e, soprattutto nella prima parte, lenta e dispersiva.
È il primo approccio mediocre ad una storia che, già nel finale di questo romanzo e soprattutto negli altri, è destinata ad esplodere e coinvolgere. Per questo motivo consiglio la lettura solo a chi ha la pazienza di superare questo grande scoglio e ha voglia di godersi una storia fantasy atipica.

Recensito in Italia il 16 settembre 2023
La storia narra, infatti, di un mondo futuro che, dopo una grande catastrofe che lo ha sconvolto, è ritornato ad una dimensione simile al Far West, con ampie zone desertiche, pochi insediamenti urbani e assenza di tecnologia.
In questo mondo così affascinante, cupo e misterioso, esiste un ordine cavalleresco di cui il protagonista del romanzo, Roland di Gilead, è l’ultimo sopravvissuto e l’unico in grado di trovare la leggendaria Torre Nera.
Nel primo libro seguiamo, dunque, il pellegrinaggio di Roland per le terre desolate del suo mondo e l’inseguimento/scontro con l’Uomo in nero, un enigmatico nemico simbolo del Male stesso.
Le premesse per un fantasy epico ci sono tutte: ambientazioni western, un protagonista che ricorda Clint Eastwood, una torre da trovare e l’eterno scontro tra Bene e Male; ma purtroppo questo primo libro non funziona.
Ho trovato la narrazione di King molto acerba, nonostante io abbia letto l’ultima versione rivisitata. Il mondo non appare sempre chiaro, inoltre le troppe informazioni e la commistione di più generi rendono la storia confusionaria e, soprattutto nella prima parte, lenta e dispersiva.
È il primo approccio mediocre ad una storia che, già nel finale di questo romanzo e soprattutto negli altri, è destinata ad esplodere e coinvolgere. Per questo motivo consiglio la lettura solo a chi ha la pazienza di superare questo grande scoglio e ha voglia di godersi una storia fantasy atipica.

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